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Io, mia Moglie e il Miracolo
Scritto e diretto da Gianni Vastarella
Testo e regia Gianni Vastarella
Testo e Regia Gianni Vastarella
Testo e Regia Gianni Vastarella Foto Marina Dammacco
Testo e regia Gianni Vastarella
Con Giuseppina Cervizzi, Gabriele Guerra, Pasquale Palma,
Valeria Pollice, Vincenzo Salzano, Gianni Vastarella
Costumi Daniela Salernitano
Disegno Luci Giuseppe Di Lorenzo
Musiche Dario Maddaloni
Effetti sonori Giuseppe Capasso
Scene Marco Di Napoli
Collaborazione alla drammaturgia Valeria Pollice, Marina Dammacco
Regia Gianni Vastarella
Spettacolo Vincitore di Teatri del Sacro 2015
In un paese indefinito si svolge la storia di una famiglia: un Marito, una Moglie e la presenza/assenza della loro Bambina, forse reclutata dalla Scuola Moderna per far parte di un nuovo progetto educativo: l’orario prolungato senza fine. A sconvolgere famiglia e paese è l’arrivo del guaritore che non professa nessuna religione ma che ha il dono di riportare in vita oggetti e persone. “Io, mia moglie e il miracolo” è una storia che attraversa il buio interiore, analizzando la solitudine degli individui intrappolati nelle regole/schemi di una società che pubblicizza l’amore come un detersivo, dove a vincere su tutto, anche sulla fede, è il ritratto della famiglia perfetta, da salvaguardare ad ogni costo, anche di fronte all’evidenza. A cinque anni da debutto, lo spettacolo “Io, mia moglie e il miracolo” viene oggi ripreso e torna a vivere con un rinnovato cast.
NOTE DI REGIA
Già dal primo giorno di prove mi sono reso conto che il testo ci portava in un vortice di regole e privazioni, ogni movimento o gesto mi sembrava superfluo: il lavoro mi portava ad esplorare il vuoto. Ho deciso di andare verso questa direzione, giocare col vuoto in uno spazio privo di qualsiasi cosa: nessuna scena, nessun contatto, nessun sguardo, nessun movimento libero. Gli attori (intesi come corpi umani) sono stati così costretti alla solitudine, rivolti verso il buio della sala si sono ritrovati a specchiarsi nel pubblico. A rendere più chiara la solitudine e il buio interiore dei personaggi (tutti archetipi di una civiltà allo sfascio) sono le regole imposte dalla scena: come in una partita a scacchi gli attori/pedine sono costretti a muoversi in maniera geometrica, seguendo linee verticali, orizzontali, oblique. Ho sentito che per dar vita a questo universo schematico erano necessarie delle musiche, tracce sonore, che andavano a completare la drammaturgia. Così “Io, mia moglie e il miracolo” è scivolato dalle pagine al palco: un palco vuoto, nero, freddo e inospitale.
Gianni Vastarella
PRESENTAZIONI STAMPA